mercoledì 2 novembre 2011

Paradossi (παραδοξα) greci, ma non solo.

(da it.paperblog.com di Agnese Vardanega)
La zattera della Medusa (Le Radeau de la Méduse) è un dipinto
di Théodore Géricault, databile al 1819 e conservato nel
Museo del Louvre. Completato quando l'artista aveva soltanto
ventisette anni, il dipinto rappresenta gli avvenimenti successivi
al naufragio della fregata francese Méduse, avvenuto il
5 luglio 1816 sulle coste dell'attuale Mauritania, a causa di
negligenze e decisioni affrettate da parte di comandanti e
governanti. Delle 147 persone imbarcate, soltanto 13
fecero ritorno a casa. L'evento generò uno scandalo
internazionale, in parte attribuito all'incompetenza del
capitano dell'imbarcazione.
Papandreou ha lanciato una bomba sul prossimo G20. Mi pare che sia l’unica cosa che si possa affermare con certezza. Per quali ragioni, lo ha detto chiaramente rivolgendosi al governo: il referendum darà un mandato chiaro, ma anche un messaggio chiaro dentro e fuori dalla Grecia sul nostro percorso europeo e sulla nostra appartenenza all’euro (Il Sole 24 ore). A questo punto, non basta una maggioranza di governo per prendere decisioni. Bisogna avere un consenso più largo. Ma non basta neanche questo. Bisogna vedere se i Greci ritengono che ne valga la pena.
Dilemma interessante....

La Grecia non può fare default (i debiti si onorano), e non può uscire dall’euro (i trattati non prevedono questa possibilità). La sua sovranità nazionale è limitata, mentre da troppo tempo i greci sono tartassati con misure che non hanno risolto i problemi di nessuno: non dei greci, non dell’eurozona, e nemmeno delle banche francesi e tedesche. Papandreou non deve invocare un referendum, perché così manda in crisi tutta l’eurozona, e fa crollare le borse. Stiamo sul filo del rasoio, una parola vale un paio di punti sui listini. Papandreou deve cioè continuare ad applicare le misure che gli vengono indicate dalla BCE, punto e basta.

D’accordo, contrattate anche un po’, ma insomma si può immaginare il potere di contrattazione. Ha ragione chi dice che ci siamo abituati “male”, vivendo al di sopra delle nostre possibilità. Hanno ragione i tedeschi, quando dicono che stanno facendo grandi sacrifici per aiutare noi paesi in difficoltà.

Ma i conti della Grecia era truccati sin dall’inizio, e lo sapevano tutti. E i bilanci dell’Italia sono andati bene fino a un paio di anni fa. O le responsabilità sono condivise, oppure no.

O siamo Europa, oppure siamo una aggregazione di stati che hanno rinunciato a parte della loro sovranità a favore delle banche (non in quanto entità maligne: ma in quanto responsabili delle politiche monetarie).
E allora vada per il referendum.
Inoltre – questa è la mia impressione – nessuno sa davvero come andrebbe a finire tutta questa storia, anche se Papandreou “facesse il bravo”.
E, tutto sommato, perché ai greci dovrebbe importare, a questo punto?
Che cosa hanno più da perdere? E che cosa ha da perdere Papandreou?
Concludendo. In Europa la politica è morta, e (direi di conseguenza) la democrazia rappresenta un rischio per l’euro. Gli “speculatori” lo sanno e si regolano di conseguenza.
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