lunedì 21 giugno 2010

Feste di Mezza Estate...le Streghe son tornate! (26 giugno)

Dal 23 al 26 di giugno in Norvegia, Finlandia e Svezia è festa: la Festa di mezza estate, la festa delle streghe!
(da www.controluce.it , giugno 2003, Mario Giannitrapani)
L’attuale ricorrenza della notte detta di S.Giovanni, il 21 di giugno, ci fornisce il pretesto per rivedere e capire un po’ meglio il nesso profondo che fin da tempi antichi esisteva tra il giorno del solstizio d’estate con le janare (le ancelle di Diana), ossia le ‘streghe’ ed i temutissimi sabba, caratteristici anche di questa famigerata notte. Recentemente a Roma (Le Streghe di S.Giovanni, Rassegna cinematografica/convegno, giugno 2001) il risveglio di una sensibilità per lo più ispirata da studiosi di formazione medievista ed etno-folklorica, ha creato delle interessanti occasioni di riflessione culturale su cortometraggi ed interessantissimi film, quali ad esempio Gostanza da Libbiano del regista Paolo Benvenuti, basato appunto sui verbali ritrovati negli Archivi di S.Miniato. È bene quindi, per non fermarsi ad un approccio superficiale a determinati temi, sfogliare le pagine di alcuni testi, a volte misconosciuti, che permettono di ricostruire le stesse fonti di alcuni divertenti telefilm quale ad esempio Streghe, ispirato appunto alle tradizioni anglosassoni del movimento Witch/Wicca. Difatti, Il Vangelo delle Streghe di C. G. Leland (Ed. Stampa Alternativa 2001), una raccolta di riti composti da invocazioni, incantesimi e leggende, che risale al 1899 (Aradia or the Gospel of the Witches), è quasi sconosciuto in Italia e lo dobbiamo appunto a quel particolare spirito precursore delle moderne ricerche etno-antropologiche che fu l’autore, il quale diligentemente collezionò cerimoniali e racconti ricevuti da una chiromante italiana di nome Maddalena (Margherita Taleni o Zaleni) su Diana e sua figlia Aradia (Herodias), Endimione, la Dèa lunare Tana e Laverna.
Ad una vera e propria cultura popolare della stregoneria che sembra stia scomparendo, è dedicato infatti il testo La Strega, La Luna, Il Solstizio (Il Cerchio, Rimini 2002), una raccolta degli atti di un convegno con approfondita documentazione storiografica, nei quali si indagano appunto i nomina nuda delle magare, quelle di Lucca in particolare, nonchè le fonti e le pratiche repressive esercitate dall’apparato ecclesiastico inquisitoriale che qui in Italia sembrerebbe esser stato più ‘tenero’ che in altre regioni d’Europa. A queste “femmine scellerate” è inoltre devoluto un elegante libello, Le Terribili Ancelle di Diana  di F. Milani, (Ass. Cult. Il Cervo, Castelnuovo al Volturno 2003) sulle origini delle janàre molisane, presunte discendenti delle  striges o lamie latine (Ovidio, Fasti, VI), uccelli notturni assetati di sangue. In questo remoto, sperduto ed affascinante paesino molisano ai piedi delle Mainarde (M.te Marrone) che è Castelnuovo, attraverso aneddoti ed avvincenti storie realmente accadute, ogni anno rievocate nella suggestiva festa dell’Uomo-Cervo (cfr. M. Gioielli, L’Uomo Cervo, Venafro 1997), esiste appunto una ‘pantomima’ di ascendenza paleolitica cui segue una più che suggestiva manifestazione folklorica di janàre appunto, guidate da gl’Maone, ossia una sorta di mago/indovino/stregone delle tradizioni autoctone del Sannio.
Non bisogna dimenticare inoltre che alla base di tutte le persecuzioni contro le streghe fu appositamente compilato il celebre testo Malleus Maleficarum, di J. Sprenger e H. Kramers (due frati domenicani), scritto appunto su espresso invito del pontefice, ed edito a Strasburgo nel 1486, il cui titolo latino significa “bastone delle donne che compiono malefici,” poi noto come “martello delle streghe,” sul cui dettagliato contenuto rimandiamo all’ancor imprescindibile saggio di G. Bonomo, Il Malleus Maleficarum, negli “Annali del Museo Pitrè,” I, Palermo 1950, (ed. cons. 1995). Il Malleus si divide, come noto, in tre parti; la prima dedicata all’origine della stregoneria e della potenza del diavolo, la seconda dei vari malefici e rimedi di carattere religioso da usare contro di essi, la terza, la più infame, quella ossia che consta del modo di condurre un processo di eretica gravità. Questa summa riprovevole di ‘ripugnanti episodi,’ divenuta la bibbia degli investigatori, deliberatamente scritta per ‘estirpare l’eretica pravità delle streghe,’ proclamava la legittimità di devastanti torture (straziaseni, cavallo spagnolo...) che facevano ovviamente confessare anche atti non commessi. Le indiziate, anche qualora fossero state indifferentemente bambine o anziane, subivano tutte il medesimo oltraggio. La stregoneria in senso stretto, è tuttavia un termine assai complesso, non solo dotato di numerosi sinonimi ma soprattutto di plurisecolari stratificazioni culturali e geografiche distinte. I prototipi di tutte le streghe medievali e moderne dovrebbero essere infatti Erodiade e sua figlia Salomè che chiesero la testa del Battista ad Erode, leggenda diffusasi già dal VII sec. d.C. La festività del Santo, il 24 giugno quindi, è in relazione con il Sole che decresce (In nativitate Christi dies crescit, in nativitate Ihoannis nativitate decrescit (Aug., Serm. XII). Il periodo in cui il Sole comincia a decrescere è universalmente noto come Solstizio e da tempo immemore è sempre stato celebrato da tutti i popoli in ogni angolo della terra. Per accostarci alla complessa casistica di questi miti e riti di rinnovamento del Sole non possiamo che riferirci al suggestivo saggio di R. Heinberg, I Riti del Solstizio, Ed. Mediterranee, Roma 2001, cui dobbiamo una significativa raccolta e documentazione di feste, rituali e cerimonie per i cicli stagionali della Terra celebrati appunto come Solstizi. I riti del Solstizio estivo in particolare, sembra stiano scomparendo nella moderna cultura europea ed americana, e questo, come dice l’autore, nonostante il fatto che - sebbene sia assai discutibile - “anticamente era proprio il Solstizio d’Estate quello che godeva della maggior rilevanza.” Uno dei perché è proprio nell’inglobamento nel calendario cristiano; difatti come Giovanni fu il precursore e il profeta di Gesù, così Mezzestate annuncia l’arrivo della svolta stagionale di Mezzinverno. Un altro motivo di questa graduale eclissi culturale della festività per l’autore, è anche nella progressiva subordinazione che le grandi feste della Terra e della Luna (Calendimaggio e Luna piena) hanno ricevuto rispetto alle feste del Sole e del Cielo in genere, ossia del principio e dell’elemento femminile subalterno a quello maschile. Ma veniamo agli aspetti più simpatici, ai fiori di Mezzestate per esempio che hanno relazione appunto con i guaritori, ossia a quella straordinaria conoscenza pratica costruita su legami intuitivi tramandata di generazione in generazione sui metodi per estrarre dalle piante tutti quei rimedi curativi e terapeutici che spesso appunto relegarono molte donne in passato anche al ruolo di streghe e fattucchiere. Durante l’inquisizione infatti ben oltre 9 milioni di donne vennero messe a morte con l’accusa di stregoneria, che spesso altro non significava che la conoscenza e la pratica dei tradizionali metodi di cura. Proprio nel giorno in cui le energie femminili della Terra erano al culmine, il Solstizio d’estate era quindi il giorno migliore per raccogliere erbe come l’Artemisia (erba di S.Giovanni), la Verbena, da raccogliere dopo il tramonto della vigilia di Mezzestate, l’Iperico che con i suoi allegri fiorellini gialli fiorisce proprio durante il Solstizio, tutte piante dalle particolari qualità curative. Alla lista possiamo ovviamente aggiungere la Camomilla, il Geranio, il Timo, la Ruta, il Cerfoglio, la Ferola, la Menta selvatica, tutte molto apprezzate per l’aroma che sprigionano quando vengono gettate sui falò di Mezzestate; sono poi da ricordare le Felci e la radice di Pelosella; quest’ultima proprio per il succo lattiginoso e rossiccio che si credeva producesse il sangue di S.Giovanni. È l’autore Heinberg infine che ci suggerisce l’attitudine che deve vigere in determinati momenti quali il Solstizio d’estate, ossia “ogni uomo deve il più possibile accantonare la propria individualità per diventare un’incarnazione del divino maschile, e ogni donna, un’incarnazione del divino o archetipo femminile [...] ciascuno di noi deve quindi riscoprire e alimentare un senso di autostima che venga dal cuore del nostro essere, piuttosto che dal nostro aspetto fisico o dal successo nel lavoro,” ricordandoci che siamo sicuramente cresciuti negli ultimi decenni o secoli, ma siamo purtroppo cresciuti “in una direzione soltanto e siamo diventati sbilenchi, perciò la nostra sopravvivenza dipende dalla nostra capacità di crescere in altri modi cui non siamo abituati, per recuperare parte di quello che abbiamo perduto, nonché il nostro stesso equilibrio,” un equilibrio sempre più precario...

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