sabato 29 maggio 2010

I giovani sono davvero sfortunati?

Repubblica lo scorso anno pubblicò l'articolo che segue con il significativo titolo "La sfortuna dei NEET".
Da rilevare:

  1. che si imputa la responsabilità della loro situazione a una "causa esterna", la crisi;
  2. che al fine di tener sotto controllo una situazione problematica ed emozionalmente coinvolgente si mette in atto un meccanismo estremamente comune: la categorizzazione (in inglese NEET, in italiano BAMBOCCIONI)

Dopo l'articolo de "La Repubblica" cercherò di spiegarmi meglio.

LA SFORTUNA DEI NEET

LONDRA - Si chiamano "Neet", acronimo di "Not in Education, Employment or Training", e sono i giovani britannici frai 16ei 24 anni che si trovano nella poco piacevole condizione di non essere a scuola, non avere un lavoro e non stare nemmeno facendo una qualche forma di apprendistato. Questa sfortunata gioventù è cresciuta durante la recessione a un livello allarmante: i "neets" sono diventati un milione di persone, il numero più alto da quando nel 2005 la Local Government Association (Lga, l' associazione dei poteri locali britannici) ha cominciato a contarli. All' inizio del 2009 erano 935 mila, un notevole incremento rispetto agli 810 mila del gennaio 2008, e la previsione è che entro la fine dell' estate saranno appunto all' incirca 1 milione. L' associazione dà la colpa, oltre che alla recessione, ad agenzie governative inefficienti e al cattivo coordinamento. - Enrico Franceschini
Altrove il fenomeno dei NEET - BAMBOCCIONI, sta diventando un businness, una realtà accettata e consolidata, un "mercato", o come direbbe graziosamente un Telegiornale italiano nazional-popolare: "un fenomeno di costume".
Perché questo post?
Perché credo che non ci sia una vera volontà nè di guardare in faccia alla realtà nè di risolvere i problemi che riscontriamo...
  1. ci sono stati momenti veramente peggiori nella storia degli esseri umani, anche recentemente se pensiamo alle guerre e alle trasformazioni economiche, sociali e culturali del 1900.
    Se invece di fornire alla gioventù la forza e la fiducia necessaria per vivere al meglio, instilliamo loro la convinzione che sono sfortunati perché stanno crescendo in un momento particolarmente difficile, non facciamo il loro bene.
  2. che utilità ha definire i giovani, categorizzarli, etichettarli, se non quelli di metterli in una casella, rinchiuderli in un concetto?
    Questi ragazzi se introiettano questa etichetta, si sentiranno delle "VITTIME DELLA STORIA". E così avranno "una buona scusa" per non impegnarsi attivamente nella loro vita.
    È normale ed umano usare un nome, un concetto, una categoria, una classificazione per definire uno stato della realtà, ma in questo caso mi sembra che sia solo una "scappatoia" per evitare di impegnarsi attivamente per aiutare questi ragazzi: che ci possiamo fare? 1) sono sfortunati, perchè questa crisi è difficile per tutti, noi non possiamo veramente cambiare la realtà...; 2) sono dei NEET, (gli inglesi sono più scientifici, "fini psicologi", mentre gli italiani venuti su col bastone e l'olio di ricino ci vanno meno per il sottile: i ragazzi d'oggi sono solo dei patetici BAMBOCCIONI, mammoni, non vogliono crescere e non vogliono prendersi delle responsabilità). In altre parole i giovani vengono rinchiusi in una categoria dalla quale non possono più uscire, col gravissimo risultato di far percepire loro questa situazione come reale, non mero meccanismo psicologico, e quindi di renderli IMPOTENTI. 
Cornuti e mazziati, incolpevoli sfortunati e colpevoli pappemolla irresponsabili!
Complimenti!
Si vede proprio che siamo entrati nel 2000! 
Quale scienza e sapienza, quale saggezza, quale equilibrio emozionale e quale grande sensibilità e generosità verso le future generazioni, la nostra cultura, società e civiltà stanno dimostrando!

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